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Alle ragazze che cercano un buon monastero di clausura nella zona di Firenze, nel quale poter fare un'esperienza vocazionale per riflettere sullo stato di vita da eleggere, consiglio di scegliere uno tra i migliori, cioè uno nel quale il carisma dell'Ordine religioso preferito viene vissuto con maggiore perfezione e carità. La vita religiosa è meravigliosa, poiché consente di vivere più uniti a Gesù buono e di seguire più facilmente la via della perfezione cristiana.
Bisogna darsi da fare per ubbidire alla divina vocazione. Ecco cosa diceva Sant'Alfonso Maria de Liguori: Ho detto che le religiose che si son date tutte a Dio godono una continua pace; ciò s'intende di quella pace che può godersi in questa terra, che si chiama valle di lacrime. In cielo Dio ci prepara la pace perfetta e piena, esente da ogni travaglio. Questa terra al contrario è luogo per noi di meriti; e perciò è luogo di patimenti, ove col patire si acquistano le gioie del paradiso.
[…] Vi prego poi, per quando avrete preso il santo abito, a rinnovare ogni giorno la promessa che avete fatta a Gesù Cristo di essere fedele. L'amore e la fedeltà sono i pregi primari di una sposa. A questo fine sappiate che poi vi sarà dato l'anello, in segno della fedeltà che dovete osservare del vostro amore che avete promesso a Gesù Cristo. Ma per esser fedele non vi fidate della vostra promessa; è necessario che sempre preghiate Gesù Cristo e la sua santa Madre che vi ottengano la santa perseveranza; e procurate di avere una gran confidenza nell'intercessione di Maria che si chiama la madre della perseveranza. E se vi sentirete raffreddata nel divino amore e tirata ad amare qualche oggetto che non è Dio, ricordatevi di quest'altro mio avvertimento; allora, affinché non vi abbandoniate alla tiepidezza o all'affetto delle cose terrene, dite così a voi stessa: E perché mai ho lasciato il mondo, la mia casa ed i miei parenti? forse per dannarmi? Questo pensiero rinvigoriva s. Bernardo a riprendere la via della perfezione quando si sentiva intiepidito […]. Ma bisogna che io termini di parlare, mentre me lo comanda il vostro sposo, che ha premura di vedervi presto entrata nella sua casa. Ecco, mirate da qui con quanto giubilo vi aspetta e uditelo con quanto affetto vi chiama, affinché presto entriate in questo suo palazzo regale, quale appunto è questo monastero. Andate dunque ed entrate allegramente, mentre l'accoglienza che stamattina vi sarà fatta dal vostro sposo, nel ricevervi in questa sua casa, vi è come una caparra dell'accoglienza ch'egli vi farà in vostra morte quando vi riceverà nel suo regno del paradiso."
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Dagli scritti di Padre Alfonso Rodriguez, S. J. (1526-1616).
Per conservare la castità sono necessarie la mortificazione e la custodia dei sensi, specie degli occhi
Cassiano afferma che era convinzione dei Padri antichi, corroborata dall'esperienza, che non si può frenare e superare l'appetito della carne, se non si è abituati a mortificare e spezzare in tutte le cose la propria volontà (De instit. renunt., l. 4, c. 8). S. Basilio ed altri santi provano molto a lungo che, per ottenere e conservare la purezza e la perfezione della castità, è necessario l'esercizio di tutte le virtù, perché tutte collaborano e servono da custodi di questa (Serm. ascet., n. 1). Ma di ciò abbiamo parlato lungo tutta quest'opera e specialmente nella seconda parte; diremo perciò ora soltanto alcune cose particolari molto utili a questo scopo. La prima è che, se vogliamo ottenere la perfezione della castità e conservarci in essa, dobbiamo custodire molto accuratamente le porte dei nostri sensi, specialmente gli occhi, perché da esse il male penetra nel cuore. S. Gregorio, commentando il versetto di Isaia: «Chi sono quelli che volano come nuvole e come colombe ai loro nidi (Isa. 60, 8), dice che il volar come nuvole è applicato ai giusti, perché si elevano al di sopra delle cose della terra; e il rifugiarsi delle colombe nel nido significa l'abitudine dei giusti di non affacciarsi alle finestre dei sensi per osservare le cose che avvengono fuori, per evitare così di desiderarle (Mor., l. 21, c. 2). E difatti è vero che coloro i quali si lasciano tentare a guardar fuori dalla finestra le cose del mondo, spesso finiscono col bramarle. Il profeta Davide, pur essendo abituato a volare come nuvola alla contemplazione di misteri sublimi, per non essere stato mortificato nello sguardo, fu trascinato da ciò che vide; la morte del peccato penetrò attraverso le finestre degli occhi e ne devastò l'anima (Cfr. Gr 9, 21 e Lam. 3, 51). S. Gregorio aggiunge: non bisogna guardare ciò che non è lecito desiderare, perché le cose che hai contemplate ti ruberanno il cuore e ti faranno prigioniero quando meno ci pensi.
Pertanto il santo Giobbe dice: «Feci patto coi miei occhi - di non pensare neppure ad una vergine» (Iob 31, 1) e S. Gregorio si domanda: Che patto è mai questo? si può chiedere agli occhi di non pensare? Sembra piuttosto che il non pensare bisogni pattuirlo con l'intelletto e con l'immaginazione, ma con gli occhi il non guardare. Eppure dice di aver pattuito con gli occhi di non pensare a nessuna donna, perché sapeva molto bene che è per gli occhi che i pensieri giungono al cuore e che, custodendoli insieme alle altre porte dei sensi, il cuore e l'intelletto rimangono custoditi. Perciò dice di aver fatto un patto con gli occhi di non pensare a donna. Allo stesso modo, se vuoi evitare i pensieri disonesti, è necessario che i tuoi occhi siano casti e che faccia con essi il patto di non guardare ciò che non è lecito desiderare; S. Giovanni Crisostomo, riflettendo su queste parole, dice: Chi non si meraviglierà vedendo che quel grand'uomo che resistette al demonio combattendo con lui a viso aperto e ne vinse tutte le astuzie, non osò guardare in faccia una fanciulla? Volle farci comprendere, dice, quanto sia necessario essere riservati in queste cose per essere dei religiosi (Serm. de continentia Josephi).
Il santo abate Efrem dice che tre cose sono di grande aiuto per la virtù e specialmente per acquistare la purezza della castità: la temperanza, il silenzio e la custodia degli occhi (De varia doctrina, c. 87). Anche se osservi le prime due, se non custodisci gli occhi, la tua castità non avrà carattere di stabilità. Come quando si rompe un condotto, l'acqua si disperde, così quando gli occhi girano distratti, la castità si perde. Un altro santo dice che vedere una donna è come essere toccato da una saetta velenosa: il male giunge subito al cuore (AHMAS ANTIOCH., hom. 18); come una scintilla caduta in un pagliaio, se non ne è subito scossa, produce una gran fiamma, così il pensiero cattivo nasce da uno sguardo.
Di S. Ugo, vescovo di Grenoble, Surio riferisce che fu così diligente la sua precauzione di non guardare le donne, che nei cinquant'anni del suo episcopato, pur avendo confessato molte donne e conversato con molte signore che accorrevano a lui non solo dalla sua diocesi, ma da tante parti, a motivo del suo ufficio e attirate dalla fama della sua santità, pure non ne guardò mai una in volto in modo da poterla riconoscere: conosceva soltanto una brutta vecchia che lo serviva. Soleva dire che è necessaria una cura tanto gelosa, perché è impossibile custodire il cuore dai cattivi pensieri, se non si custodiscono gli occhi (IV, 1 apr., Vita S. Hug., § 10). Di S. Bernardo si legge che una volta, senza accorgersene, si fermò un attimo a guardare una donna e che, quando se ne accorse, si vergognò tanto di se stesso, che, pur essendo inverno, si gettò in uno stagno d'acqua gelata che c'era nei paraggi e vi si immerse fino alla gola, rimanendoci finché non lo trassero di là mezzo morto (Vita Sancti Bernardi, l. 1, c. 3).
[Brano tratto da "Esercizio di perfezione e di cristiane virtù" di Padre Alfonso Rodriguez].