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sabato 14 luglio 2018

Suore di clausura a Genova

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Le donne che sentono nel proprio cuore di avere la vocazione alla vita matrimoniale, ma non riescono a trovare un fidanzato cristiano, possono leggere il seguente annuncio di un ragazzo che sta cercando una donna che sia fedele agli insegnamenti della Chiesa Cattolica. Cliccare qui per leggere l'annuncio.


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Alle donne genovesi che cercano un buon monastero di suore di clausura a Genova (Liguria), o in altre città italiane, nel quale poter fare un'esperienza vocazionale per riflettere sullo stato di vita da eleggere, consiglio di scegliere uno tra i migliori, cioè uno nel quale il carisma dell'Ordine religioso preferito viene vissuto con maggiore perfezione e carità. La vita religiosa è meravigliosa, poiché consente di vivere più uniti a Gesù buono e di seguire più facilmente la via della perfezione cristiana.

Bisogna darsi da fare per ubbidire alla divina vocazione. Ecco cosa diceva Sant'Alfonso Maria de Liguori, zelante Dottore della Chiesa: Ho detto che le religiose che si son date tutte a Dio godono una continua pace; ciò s'intende di quella pace che può godersi in questa terra, che si chiama valle di lacrime. In cielo Dio ci prepara la pace perfetta e piena, esente da ogni travaglio. Questa terra al contrario è luogo per noi di meriti; e perciò è luogo di patimenti, ove col patire si acquistano le gioie del paradiso. 



[…] Vi prego poi, per quando avrete preso il santo abito, a rinnovare ogni giorno la promessa che avete fatta a Gesù Cristo di essere fedele. L'amore e la fedeltà sono i pregi primari di una sposa. A questo fine sappiate che poi vi sarà dato l'anello, in segno della fedeltà che dovete osservare del vostro amore che avete promesso a Gesù Cristo. Ma per esser fedele non vi fidate della vostra promessa; è necessario che sempre preghiate Gesù Cristo e la sua santa Madre che vi ottengano la santa perseveranza; e procurate di avere una gran confidenza nell'intercessione di Maria che si chiama la madre della perseveranza. E se vi sentirete raffreddata nel divino amore e tirata ad amare qualche oggetto che non è Dio, ricordatevi di quest'altro mio avvertimento; allora, affinché non vi abbandoniate alla tiepidezza o all'affetto delle cose terrene, dite così a voi stessa: E perché mai ho lasciato il mondo, la mia casa ed i miei parenti? forse per dannarmi? Questo pensiero rinvigoriva s. Bernardo a riprendere la via della perfezione quando si sentiva intiepidito […]. Ma bisogna che io termini di parlare, mentre me lo comanda il vostro sposo, che ha premura di vedervi presto entrata nella sua casa. Ecco, mirate da qui con quanto giubilo vi aspetta e uditelo con quanto affetto vi chiama, affinché presto entriate in questo suo palazzo regale, quale appunto è questo monastero. Andate dunque ed entrate allegramente, mentre l'accoglienza che stamattina vi sarà fatta dal vostro sposo, nel ricevervi in questa sua casa, vi è come una caparra dell'accoglienza ch'egli vi farà in vostra morte quando vi riceverà nel suo regno del paradiso."



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Dagli scritti di Padre Alfonso Rodriguez, S. J. (1526-1616).

Altri vantaggi racchiusi nell'obbedienza prestata a Dio come a Cristo

   Oltre quanto abbiamo già detto, nell'obbedienza prestata al superiore quale rappresentante di Cristo e non in quanto uomo, ci sono altri grandi vantaggi. Primo, acquistiamo forza e fiducia di poter mandare ad effetto quanto ci è comandato e di riuscirci bene. Perché c'è questa differenza tra quello che comanda Dio e quello che ordinano gli uomini: questi, molte volte, ci comandano cose che non possiamo fare, mentre Dio non comanda mai altro che quello che possiamo e ci dà la forza di compiere quello che. comanda. Nella vita. religiosa abbiamo una necessità tutta speciale di' questa confidenza In Dio e della forza che ci deriva da lui, perché siamo chiamati a cose ardue. Per non venir meno in esse è di grande aiuto e dà coraggio considerare che è Dio a valerla e che, poiché egli mi ha messo in quell'ufficio o in quel ministero, mi darà ciò che vuole. Pertanto uno dei più grandi conforti per i missionari in India o per quelli mandati ad altre difficili imprese, in mezzo alle tribolazioni e ai pericoli cui vanno incontro, sia per mare che per terra, sia spirituali che temporali, è questo: Sei stato tu, Signore, a pormi in questo cimento; sii tu a trarmene! (Ps. 119, 94).
   Questo, secondo S. Giovanni Crisostomo (Hom. 34), volle dirci il Signore quando mandò i suoi discepoli a predicare e convertire il mondo con queste parole: «Ecco, io vi mando!» (Luc 10, 3). Voleva loro dire: Sebbene voi siate deboli, i pericoli grandi, i nemici forti, non avete da temere, né dovete avvilirvi, perché andate in nome mio. Sono io a mandarvi e sarò io a liberarvi da tutti i pericoli che potranno capitarvi, sarò io a darvi vittoria sui vostri nemici. Tale fu la consolazione dei discepoli in tutti i loro travagli e tale deve essere la nostra in qualsiasi ministero ci metta l'obbedienza: Dio mi manda; egli mi darà forza per compiere il suo mandato! Dio comanda ad Abacuc di portare a Babilonia, a Daniele, nella fossa dei leoni, il pranzo che aveva preparato per i suoi mietitori. Abacuc non conosceva Babilonia, né sapeva dove fosse la fossa. Un angelo lo prende per un capello e ve lo depone sopra per farci comprendere la facilità e velocità con cui Dio accorre in aiuto di coloro che invia (Cfr. Dan 14, 33).
   Ancora: c'è in quest'obbedire al superiore come a Cristo un continuo esercizio di adempimento della volontà di Dio e con esso si può perpetuare l'ardente amor di Dio, rimanendo in continua preghiera. Perché fare atti d'amor di Dio nel compimento della volontà di Dio e rallegrarsene è ottima e proficua orazione e un bel modo per vivere alla presenza di Dio.
   Ancora: Chi vive in questo modo non si cura che gli si comandi questo o quello; egli non bada ad altro che al fatto che, facendo quello che gli è stato comandato, fa la volontà di Dio e trova un cibo gustoso in tutto ciò che fa.
   Inoltre: chi considera Dio nel superiore e fa conto di essersi messo nelle sue mani, di essere diretto da lui, vive in grande pace, senza preoccupazione per quello che deve fare, perché sa di essersi messo in buone mani (Ps. 4, 9; 23, 1). Sono certo che non avverrà di me che quello ch'egli vuole e che quello ch'egli vuole non può essere che il meglio.
   Oh, quali beni e quali ricchezze spirituali troveremo, se sapremo abituarci a riconoscere Dio nel superiore e a far conto che viviamo con Dio e non con gli uomini! Diceva un Padre molto anziano di aver passato più di vent'anni in Religione prima di arrivare a capire che cosa fosse obbedire a Cristo nel superiore e come si serve Dio e non gli uomini: potrai tu credere di averlo compreso per averlo soltanto letto o udito? Non basta! Bisogna saper mettere in pratica tutto quello che abbiamo detto per poter finalmente acquistare la perfezione di questa virtù e godere di tutti i suoi benefici.


[Brano tratto da "Esercizio di perfezione e di cristiane virtù" di Padre Alfonso Rodriguez].