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sabato 23 febbraio 2013

Vocazione religiosa

Una lettrice del blog sulla “Vocazione Religiosa” mi ha scritto una lettera alla quale ho risposto molto volentieri.

Ciao! Non so chi sei, ma devo ringraziarti perché le tue parole mi aiutano sempre a riflettere e ad approfondire temi che pochi trattano così pubblicamente e delicatamente. E' da un mesetto che seguo il tuo blog e devo dire che ciò sta cambiando alcuni pensieri sulla mia vita. Mi chiamo [...], ho quasi 25 anni e mi sto laureando in psicologia. Sono arrivata ad un bivio della mia vita, devo prendere strade sicure e definitive, iniziare un tirocinio magari fuori città, e protendere verso un lavoro ed una situazione autonoma che ho sempre bramato. Ho sempre desiderato poter divenire un giorno mamma, immaginando una famiglia tutta mia. [...] Non ho mai visto invece nello spirito delle consacrate a Dio un qualcosa che mi chiamasse, che potesse riguardare me. Ho sempre considerato la vita consacrata un dono di Dio e un dono a Dio, ma non il mio dono. Devo però dire che da qualche anno sento una “chiamata”, ma non avendo alcuna idea del tipo di chiamata, ho parlato con vari religiosi e laici sull'argomento. Ho così capito che per diventare religiosi è necessario innanzitutto che il pensiero di una tale scelta ti scateni dentro una grande gioia, gioia che io attualmente non credo di provare. Ho pensato così che si potesse trattare non di una chiamata vocazionale, ma di un pensiero probabilmente alimentato dalla mia non-condizione sentimentale e dal fatto che credo che il Signore faccia provvidenzialmente fallire ogni mio piano di vita perché forse ha qualcosa in serbo per me, qualcosa di cui però non sono assolutamente a conoscenza. In estate infatti, sia parlando con il mio sacerdote, sia facendo esperienza in una comunità mista di frati e suore, dopo grandi dubbi su una possibile vocazione, ho finalmente archiviato l'idea della consacrazione, collegandola ad un argomento comunque bello, ma non facente parte di me. Leggendo però il tuo blog e le testimonianze, leggendo le memorie di santa Teresa di Lisieux ed altri testi, pregando la liturgia delle ore, frequentando la comunità della parrocchia e divenendo una catechista alle prime armi, pian piano si è riaccesa in me come una piccola fiamma, ed ho iniziato di nuovo a pensare alla vita monastica. Pregare, leggere la Bibbia ed altri libri religiosi, lavorare nella natura, nel silenzio, con la pace nel cuore sono attività che mi stimolano. Sarebbe una strada fatta di estremi sacrifici (il dover rinunciare ad avere una propria famiglia e alla propria autonomia), ma una strada forse in sintonia con la mia natura. [...] Per me già sarebbe un grande dolore il dover rinunciare alla possibilità di divenire mamma, figuriamoci diventare una suora attiva e missionaria, la quale sarebbe però più coerente con la mia formazione […]. Mi ha sempre attratto invece la vita ascetica ed eremitica, soprattutto quella degli asceti di una volta. [...] Devo sottolineare che, il mio, è un periodo molto stressante e forse questo pensiero vocazionale è una "via di fuga" dalle responsabilità che mi stanno assalendo e da questo mondo che mi inquieta e mi inquina, e nel quale mi sono sempre sentita come "un pesce fuor d'acqua". Forse non ho pazienza e non riesco ad attendere che il Signore mi illumini maggiormente sul percorso da seguire. Vorrei sapere, ringraziandoti di vero cuore, cosa ne pensi di tutto ciò e come io possa fare maggiore luce in me stessa, riuscendo a fare discernimento su una “chiamata” che già è molto che riesco a percepire, in mezzo a tutti questi rumori dell'anima e del mondo.
Pace a te, amico!

Cara sorella in Cristo,
                                   ti ringrazio per avermi scritto, per me è una grande gioia sapere che in questa società in cui regna il materialismo idolatrico, ci sono ancora persone che vivono “controcorrente” e cercano di capire qual'è la volontà di Dio su di sé.

Eleggere lo stato di vita è una scelta di fondamentale importanza, per questo motivo apprezzo molto il tuo impegno nel voler riflettere attentamente su ciò che dovrai fare in futuro. Il fatto che il pensiero di entrare in convento non ti entusiasmi, non è necessariamente un sintomo di mancanza di vocazione religiosa. Pensiamo a Sant'Andrea Fournet, il quale da giovanotto non aveva nessuna intenzione di diventare sacerdote, e addirittura un giorno scrisse sulla copertina di un libro: “Né prete, né frate”. In seguito intraprese la carriera militare, ma dopo un po' di tempo capì che invece il Signore lo chiamava al sacerdozio, e così si arrese alla Sua divina volontà. Potrei raccontarti tanti altri casi del genere, anche di persone viventi.

Hai ragione quando pensi che il Signore ha permesso che fallissero tutti i tuoi piani perché Lui ha qualche altro progetto su di te. Di tutto ciò che ci capita nella vita, nulla avviene per cieco caso, ma ogni cosa è voluta o almeno “permessa” da Dio per nostro bene. Sì, anche le cose cattive sono “permesse” (non volute) dal Signore. Ti faccio un esempio: il Santo Giobbe subì il furto delle sue greggi e divenne poverissimo; ovviamente Dio non volle che venisse commesso il peccato di furto, ma non impedì che fosse compiuto, poiché sperava di trarne un bene maggiore, e infatti Giobbe si rassegnò umilmente a tutte le sventure che lo colpirono e benedì il Signore, meritando in questo modo enormi meriti di gloria per il Cielo.

Sant'Ignazio di Loyola da giovane era un valoroso soldato, ma non sempre viveva il cristianesimo in maniera coerente. Nostro Signore permise che durante l'assedio di Pamplona venisse ferito a una gamba in vista di un bene maggiore. E infatti durante la convalescenza Ignazio si convertì e in seguito fondò un ordine religioso che conquistò a Dio innumerevoli anime.

Sant'Alfonso Maria de Liguori da giovane era uno dei più bravi avvocati del foro partenopeo ed era riuscito a vincere tutte le cause che aveva difeso. Dio però permise che perdesse una causa, fu l'ultima della sua carriera perché Sant'Alfonso rimase talmente colpito dall'inaspettata sconfitta giudiziaria che capì che il mondo è traditore e che la carriera forense non era la sua strada. Infatti diede l'addio ai tribunali, abbracciò il sacerdozio cattolico, fondò un ordine religioso per predicare le missioni popolari, e scrisse numerosi libri spirituali che commuovono e convertono ancora oggi tante anime.

Io non conosco qual'è il progetto di Dio su di te, però è certo che ha permesso che fallissero tutti i tuoi progetti perché ha in mente qualcosa di buono. Lui è amore infinito ed è incapace di fare o desiderare il male, pertanto puoi stare sicura che il suo progetto su di te è certamente qualcosa di meraviglioso, ed è la cosa migliore per il tuo bene spirituale.

Che fare in concreto? Il consiglio che ti do è di partecipare agli esercizi spirituali di Sant'Ignazio di Loyola organizzati dalle Servidoras e dai Padri dell'Istituto del Verbo Incarnato. Questi esercizi sono molto utili per eleggere uno stato di vita. Se vuoi, dopo i cinque giorni di esercizi potrai restare con le Servidoras e fare un'esperienza vocazionale con queste fervorose suore missionarie. Se ti sentirai chiamata da Dio ad entrare nel loro ordine religioso, sappi che dopo il periodo di formazione potrai scegliere se restare nel ramo di vita attiva e missionaria oppure passare nel ramo di vita contemplativa.

Per chiedere maggiori informazioni sulla vocazione e sugli esercizi spirituali puoi scrivere a suor Maria Stella del Mare al seguente indirizzo: vocazione@servidoras.org Dille ciò che hai detto a me, e sono certo che questa giovane suora ti darà buoni consigli su come procedere nel discernimento vocazionale. Chiedile anche di pregare per te.

Spero tanto di esserti stato di qualche aiuto, ma rimango a tua disposizione per qualsiasi chiarimento. Coraggio, continua a perseverare nel discernimento vocazionale, e affidati alla Corredentrice e Mediatrice di tutte le grazie affinché ti aiuti ad eleggere lo stato di vita che il Signore sin dall'eternità ha stabilito per il tuo bene.

In Gesù e Maria,

Cordialiter