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venerdì 8 giugno 2012

Discorso ad una ragazza che entra in monastero

Riporto alcuni brani di un interessante scritto di Sant'Alfonso Maria de Liguori intitolato "Discorso familiare ad una fanciulla che prende l'abito di monaca". Preciso solamente che per agevolare la lettura ho tradotto i termini desueti e ho eseguito alcuni piccoli ritocchi. Ne consiglio la lettura a tutte quelle ragazze che sono indecise sullo stato di vita da eleggere.

Devota donzella, di questa giornata in cui avete la sorte di sposarvi con Gesù Cristo, dovete avere una continua memoria per ringraziarlo sempre di questo favore così grande. Non pensate che Gesù Cristo debba esservi debitore perché voi lasciate il mondo per suo amore; siete voi che dovete conservargli una gratitudine eterna, per la grazia che egli vi fa di chiamarvi a lasciare il mondo.

Voi oggi lasciate il mondo: credete forse di lasciare qualche gran cosa? Che cosa è mai questo mondo? terra di spine, di lacrime e di dolori. Promette grandi cose il mondo ai suoi seguaci; spassi, gioie e pace: ma tutto poi si riduce ad inganni, amarezze e vanità. Le stesse ricchezze, onori e spassi mondani diventano alla fine pena e lutto: Extrema gaudii luctus occupat. E Dio faccia che per tanti accecati che amano il mondo questo lutto non diventi eterno; poiché in mezzo al mondo i pericoli sono molti, sono grandi e sono inevitabili, di perdere l'anima, il paradiso e Dio.

Povere quelle fanciulle che, ingannate dalle false promesse del mondo, lasciano Gesù Cristo e vanno al secolo! Sperano di trovare ivi piaceri e gioie, ma povere! dico, perché poi non vi trovano altro che fiele e spine, come dimostra l'esperienza. [...] Domandate, domandate a tutte le maritate, se ne trovate una contenta. Io per conto mio, a quante l'ho domandato, tutte le ho trovate scontente e piene di guai. Al contrario domandate a quelle monache che han lasciato il mondo per Dio e non vogliono altro che Dio, se vivono contente del loro stato; e vi risponderanno che ringraziano sempre il Signore di averle ritirate dal mondo.

[…] Insomma, se voi foste rimasta nel mondo, quale altro sposo più grande potevate sperare che un cavaliere, un titolato, un monarca di qualche regno? Ma ora prendete per sposo il re del cielo e di tutti i regni della terra. Quante vergini sante hanno rinunziato alle nozze dei primi signori della terra per essere spose di Gesù Cristo!

[…] Lasciate, figliuola mia, lasciate a quelle giovani che amano il mondo tutti i loro spassi, vanità, belle vesti, commedie, banchetti e festini, e godetevi voi Gesù Cristo. Egli nella vostra cella vi terrà più contenta che tutti i piaceri, gli sfarzi e le ricchezze che possiedono le regine della terra. Ivi nella vostra solitaria cella godrete un paradiso ed una continua pace. Se amate Gesù Cristo, amerete la solitudine che troverete nella vostra cella. In essa il vostro crocifisso sposo vi parlerà familiarmente al cuore; da quella croce vi manderà raggi di luce alla mente e saette infiammate di santo amore al cuore. E voi da sola a solo nella vostra cella gli paleserete l'affetto che gli portate, gli farete continuamente offerte di voi stessa e di tutte le cose vostre; gli chiederete le grazie di cui avete bisogno; gli comunicherete le vostre angustie, i timori che vi affliggono; ed egli vi consolerà. Non dubitate che lo sposo divino vi consolerà sempre in vita e maggiormente poi vi consolerà nell'ora della morte […].

Ho detto che le religiose che si son date tutte a Dio godono una continua pace; ciò s'intende di quella pace che può godersi in questa terra, che si chiama valle di lacrime. In cielo Dio ci prepara la pace perfetta e piena, esente da ogni travaglio. Questa terra al contrario è luogo per noi di meriti; e perciò è luogo di patimenti, ove col patire si acquistano le gioie del paradiso.

Tanto più che lo sposo che voi, donzella, questa mattina vi prendete, sebbene è il più nobile, il più ricco, il più grande che potete avere, nondimeno si chiama ed è sposo di sangue […] il quale ha sparso tutto il sangue a causa di flagelli, di spine e di chiodi, per salvare l'anima vostra e di tutti gli uomini. Ecco che vi va innanzi l'amante Gesù e vi chiama a seguirlo da sposa. Miratelo dunque come va: non va coronato di fiori, ma di spine; non va vestito di oro e di gemme, ma di sangue e di piaghe: guardate poi il trono regale ove giace, il quale non è che una dura croce, dove agonizza e dove in un mar di dolori e di ignominie muore per vostro amore.

[…] Vi prego poi, per quando avrete preso il santo abito, a rinnovare ogni giorno la promessa che avete fatta a Gesù Cristo di essere fedele. L'amore e la fedeltà sono i pregi primari di una sposa. A questo fine sappiate che poi vi sarà dato l'anello, in segno della fedeltà che dovete osservare del vostro amore che avete promesso a Gesù Cristo. Ma per esser fedele non vi fidate della vostra promessa; è necessario che sempre preghiate Gesù Cristo e la sua santa Madre che vi ottengano la santa perseveranza; e procurate di avere una gran confidenza nell'intercessione di Maria che si chiama la madre della perseveranza. E se vi sentirete raffreddata nel divino amore e tirata ad amare qualche oggetto che non è Dio, ricordatevi di quest'altro mio avvertimento; allora, affinché non vi abbandoniate alla tiepidezza o all'affetto delle cose terrene, dite così a voi stessa: E perché mai ho lasciato il mondo, la mia casa ed i miei parenti? forse per dannarmi? Questo pensiero rinvigoriva s. Bernardo a riprendere la via della perfezione quando si sentiva intiepidito […]. Ma bisogna che io termini di parlare, mentre me lo comanda il vostro sposo, che ha premura di vedervi presto entrata nella sua casa. Ecco, mirate da qui con quanto giubilo vi aspetta e uditelo con quanto affetto vi chiama, affinché presto entriate in questo suo palazzo regale, quale appunto è questo monastero. Andate dunque ed entrate allegramente, mentre l'accoglienza che stamattina vi sarà fatta dal vostro sposo, nel ricevervi in questa sua casa, vi è come una caparra dell'accoglienza ch'egli vi farà in vostra morte quando vi riceverà nel suo regno del paradiso.